Descrizione
Il Salame S. Angelo IGP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana grossa, ottenuto dalla lavorazione di tagli pregiati provenienti da suini di razza Large White e Landrace Italiana, Duroc o ad altre razze ritenute compatibili con il suino pesante italiano.
Zona di produzione
La zona di produzione del Salame S. Angelo IGP comprende il territorio del comune di Sant’Angelo di Brolo in provincia di Messina, nella regione Sicilia.
Metodo di produzione
Le parti nobili del maiale selezionate per la lavorazione sono: coscia, spalla, filetto, lonza, coppa (opportunamente snervati) e pancettone (mondato). La carne e il grasso che andranno a costituire la pasta del salame devono essere tagliati a mano “a punta di coltello” oppure utilizzando un’apposita macchina cubettatrice con stampo a fori quadri da 12 mm. Segue l’impastatura con sale marino e pepe nero a mezza grana. La quantità di grasso nell’impasto non deve essere superiore al 20% ed è vietato l’uso di lardo. L’impasto così ottenuto viene insaccato in budello esclusivamente di maiale e legato con spago. La stagionatura ha luogo in locali che sfruttano l’aria esterna e la sua durata varia in funzione della tipologia (periodo minimo di 30, 50 o 60 giorni). Per stabilire il grado di maturazione viene operata una pressione manuale sui salami.
Aspetto e sapore
Il Salame S. Angelo IGP ha forma cilindrica e superficie irregolare, ricoperto da uno strato biancastro. Il peso varia da 200 g fino a 3,5 kg, a seconda della tipologia. La consistenza è tenera e compatta; il colore rosso rubino con granelli bianchi di grasso ben distribuiti. Il sapore è leggermente speziato e l’aroma fragrante, dolce e caratteristico. Al taglio la fetta si presenta compatta e omogenea con il grasso e la parte magra ben legati.
Storia
L’origine della denominazione Salame S. Angelo si deve al paese in cui è iniziata la produzione, Sant’Angelo di Brolo, in provincia di Messina. Il prodotto ha una storia molto antica, documentata già in epoca arabo- normanna. Nell’XI secolo infatti i Normanni introdussero nuovi usi nel territorio siciliano, tra cui la carne suina, in contrapposizione alle consuetudini imposte dai dominatori arabi, per i quali l’uso della carne di maiale era proibito. Nel tempo, Sant’Angelo è stato custode geloso di una tradizione unica in Sicilia. La conferma si trova in numerosi documenti storici tra i quali una delibera della metà del XIX secolo, che introduceva il balzello, una tassa sulle produzioni di maggior interesse economico, fra le quali il salame. Agli stessi anni risale anche l’introduzione del “Rivelo”, molto simile a una moderna autocertificazione, che impegnava i produttori a dichiarare sia il luogo di conservazione del salame che le quantità prodotte.
Gastronomia
Il Salame S. Angelo IGP si conserva in ambienti freschi o in frigorifero, avendo l’accortezza di riporlo in un contenitore sigillato o avvolto in un canovaccio. Si consiglia di servirlo tagliato in fette spesse, come prevede la tradizione, eliminando l’involucro naturale che lo riveste. Per apprezzare al meglio le sue caratteristiche di sapore e fragranza è comunque opportuno consumarlo in breve tempo dopo averlo affettato. Può essere gustato da solo oppure servito come antipasto, anche in abbinamento a olive e ortaggi sottolio, formaggio e pane, il tutto accompagnato da un vino rosso strutturato.
Commercializzazione
Il prodotto è immesso in commercio come Salame S. Angelo IGP. In base al periodo di stagionatura, al tipo di budello utilizzato e al peso, si distinguono le tipologie: Cularino (stagionatura minima di 50 giorni), Sottocularino (stagionatura minima di 30 giorni), Sacco (stagionatura minima di 60 giorni), Fellata (stagionatura minima di 30 giorni). È commercializzato sfuso, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, a tranci o affettato.
Nota distintiva
Poiché ottenuto dai tagli pregiati del suino, il Salame S. Angelo IGP viene spesso definito “il prosciutto sotto forma di salame”. Si dice che la fetta migliore sia quella che si sorregge sul proprio bordo.